Biogas – Biometano

ISDE – Con i comitati contro biometano da Forsu

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15/11/2020 Prof. Gianni Tamino su economia circolare e biometan

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Additivi speciali – Biogas Biometano

28/06/2020 – I Biogas che utilizzano la forsu (vedi biometano) sono classificati come industrie insalubri di prima categoria…..  (segui il link)https://www.facebook.com/630635716981724/posts/3308656342512968/?sfnsn=scwspwa&extid=ZXj4Ltp0owsQvMfW

29/07/2019

Compost aerobico e compost da digestione anaerobica: c’è una bella differenza.

Aldo Garofolo, ex ricercatore del CRA-ENC ed ex-docente di analisi chimiche presso l’Università della Tuscia di Viterbo, facoltà di Agraria, fa notare che:

“La sostanza organica (SO) o biomassa contenuta nei rifiuti urbani e/o negli scarti vegetali delle attività agricole, può essere degradata, stabilizzata ed eventualmente trasformata in fertilizzante in due modi: aerobico (all’aria) e anaerobico (in assenza d’aria).

I due sistemi sono diametralmente opposti:

L’aerobico demolisce la sostanza organica in modo “naturale” e non produce gas combustibili. Se utilizza SO selezionata (da raccolta differenziata spinta, sfalci e potature verdi) produce un fertilizzante ottimo per impieghi in agricoltura e florovivaismo nella forma di compost di qualità.
L’anaerobico agisce per lo più a caldo, con produzione di metano e altri gas (bruciati per ottenere energia termica e/o elettrica) e di percolato liquido inquinante. Il rifiuto esausto (digestato) viene poi “stabilizzato” in presenza d’aria e, a seconda della tipologia, dà origine a un prodotto che i fautori chiamano in modo improprio e truffaldino “compost”, ma che invece ha una composizione chimica e una qualità nettamente inferiore al vero compost aerobico, oppure genera un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica.

Occorre ricordare che le biomasse attualmente previste negli impianti di digestione anaerobica – aerobica fanno riferimento alla FORSU. Ma sappiamo che il termine nasconde ben altro rispetto al solo organico separato con la raccolta differenziata spinta e quindi comprende una vastissima serie di codici CER che spaziano dagli scarti agro industriali a quelli legati al comparto carni, lattiero caseario etc.

Per capire la differenza tra un compost aerobico puro e un cosiddetto “compost” che proviene da digestione anaerobica bisogna seguire quanto accade nelle specifiche condizioni usate nella maggioranza degli impianti anaerobici – aerobici.

Anzitutto bisogna capire che la digestione della biomassa in assenza d’aria, fondamentale per la produzione di biogas, impone temperature medio-alte (in media 55°C) per effetto delle quali si verifica una selezione batterica a favore dei gruppi termofili.

In particolare si avvalgono delle condizioni migliori di prevalenza i termofili, anaerobi puri, tra cui i temutissimi Clostridium le cui spore sono in grado di sopravvivere ben al di sopra dei 100°C. Tra i ceppi più famigerati figura il Clostridium botulini e il Clostridium tetani capaci di produrre le note neurotossine mortali.

Quindi prima conseguenza e prima differenza: il compost derivante da processo anaerobico preliminare ha molte probabilità di contenere un numero significativo di spore di questi batteri.

Nel momento in cui è usato come ammendante agricolo può provocare la contaminazione del terreno e quindi delle piante, ortaggi in particolare. Per meglio approfondire le ragioni della seconda differenza occorre tornare alle opzioni impiantistiche.

Le tecniche di digestione anaerobica possono essere suddivise in due gruppi principali:

– digestione a umido (wet), quando il substrato in digestione ha un contenuto di sostanza secca inferiore al 10%; è questa la tecnica più diffusa, in particolare con i liquami zootecnici.

– digestione a secco(dry), quando il substrato in digestione ha un contenuto di sostanza secca superiore al 20%;

Processi con valori intermedi di sostanza secca sono meno comuni e vengono in genere definiti a semisecco (semi-dry).

L’opzione digestione a secco è quella che, a causa del ricircolo totale del percolato sulla biomassa in digestione produce i danni maggiori.

Il ricircolo parziale o totale del percolato liquido nella massa solida in digestione (digestato) produce uno stravolgimento proporzionale della sua composizione chimica, con l’aumento del contenuto salino totale: sodio, cloruri, ferro, metalli pesanti, azoto ammoniacale. In particolare l’azoto organico originario della biomassa subisce le trasformazioni più drastiche. Circa il 40% e oltre diviene ammoniacale, forma questa altamente solubile.

La decisione di trasformare il digestato in “compost” mediante fermentazione anaerobica finale è folle sia dal punto di vista agronomico che della tutela della salute. Ma risponde alla necessità dei progettisti e gestori di non portarsi dietro la zavorra di un residuo classificabile altrimenti come rifiuto speciale da smaltire.

Terza differenza: la digestione anaerobica preventiva della biomassa provoca sul digestato e sul cosiddetto compost non solo l’aumento degli inquinanti chimici e della salinità, ma anche un depauperamento della sua frazione carboniosa stabile.

Per dirla in termini comprensibili, il processo anaerobico comporta una drastica perdita del carbonio organico delle biomasse, liberato sotto forma di gas metano. Questo fatto abbassa moltissimo la quota di macromolecole organiche che viceversa fanno la ricchezza e il valore aggiunto di ogni compost aerobico correttamente prodotto. Gli acidi humici e fulvici, elementi essenziali di ogni buon compost perché inglobano l’azoto a lenta cessione e hanno la capacità di complessare micro e macroelementi nutritivi, sono notevolmente inferiori per quantità e qualità nel sottoprodotto “compost” da anaerobica.”

03/07/2109 Mauro Piccolo 

Prof. Gianni Tamino (Facoltà di Bologna – Università di Padova)     (segui il link)  

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24/03/2019 – Il biogas è un serio pericolo per le nostre campagne (G. Favia)

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17/02/2019 – “Eco Point”             (segui il Link)

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17/11/2018 – Il biogas, il biometano e il ciclo del carbonio

Il ciclo del carbonio e la sovranità alimentare

Il carbonio organico nei suoli italiani è molto basso, si salvano solo l’Abruzzo e l’Umbria.

Le politiche mondiali, che hanno individuato nelle biomasse una soluzione energetica, stanno contribuendo ad eliminare il carbonio dal suolo e a provocare l’interruzione del ciclo naturale

Alcuni suoli agrari sono già in via di desertificazione e in altri la quantità di sostanza organica è al di sotto dell’1%.

Nel nome delle rinnovabili si è avviato un processo distruttivo dell’ambiente che, tra l’altro, si sostiene con gli incentivi pagati da noi cittadini.

Gli impianti a #biogas e #biometano contribuiscono a privare i suoli del carbonio organico: attraverso un processo chimico, il carbonio presente nella biomassa è trasformato per il 50% in metano (l’altro 50% diventa anidride carbonica).

Il residuo che resta, chiamato #digestato, è costituito prevalentemente da sostanze inorganiche ed è versato sui terreni agricoli.

La normativa, in realtà, impone numerosi vincoli: il digestato deve avere una percentuale di sostanza organica, l’azoto e i metalli pesanti non devono superare determinate percentuali; ci sono, inoltre, vincoli sulle matrici di ingresso, sullo spandimento, sui processi di lavorazione. Ma tutto questo è solo sulla carta.

Inoltre, il biogas/biometano prodotto con tali tecnologie è così irrisorio che non è neanche sufficiente a coprire tutti i costi economici ed energetici necessari per produrlo.

Ciò significa che non riusciremo mai a diminuire la dipendenza dalle fossili, ma nel mentre stiamo ulteriormente minando la nostra sovranità alimentare: i suoli privi di carbonio, infatti, non sono produttivi.

Siamo fra i primi nel mondo ad aver realizzato numerosi impianti a biogas e, nonostante questo, sono stati stanziati ulteriori incentivi (4,7 miliardi di euro) in favore di questa scelleratezza.

C’è da auspicare che l’attuale governo intervenga per bloccare o almeno limitare questa nuova speculazione ai danni dei nostri terreni agricoli e, conseguentemente, della nostra sovranità alimentare.

   

23/10/2018   Additivi speciali – Biogas Biometano –  (di Giuseppina Ranalli)

Si sa, le rese energetiche degli impianti a #biogas #biometano sono basse. 

Per migliorarle, ecco che i venditori propongono l’aggiunta di sostanze quali: 1) prodotti oligominerali, 2) composti di ferro, 3) enzimi e 4) additivi speciali.

Ciascuna sostanza, a loro dire, genera dei vantaggi specifici.

Ad esempio, i composti di ferro:

■ Riducono la manutenzione e il consumo di olio del motore

■ Riducono i guasti del motore 

■ Riducono i guasti dello scambiatore di calore dei gas di scarico

■ Minimizzano l’inibizione dovuta a sostanze tossiche

■ Attivano i microorganismi rilevanti per il processo biogas

■ Stabilizzano la biologia nel fermentatore

■ Aiutano la conversione del substrato

■ Riducono la concentrazione di H2S nel biogas.

A leggere quanto scrivono i venditori degli impianti, si scopre che i guasti ai motori sono frequenti come avviene anche per gli scambiatori di calore.

Sono presenti inoltre sostanze tossiche, si consuma olio, la manutenzione è elevata, il substrato non si converte in modo ottimale e altro ancora.

Gli ossidi di ferro, che dovrebbero far diminuire questi problemi, generano, a loro volta, altri effetti collaterali.

I cloruri di ferro contengono, infatti, impurità come piombo, cadmio, cromo, nichel, mercurio, tallio, zinco, alluminio che vanno ad inquinare, ulteriormente, il  #digestato.

Le biomasse non sono una soluzione energetica, persistere in questa fallimentare tecnologia è #diabolico.

22/10/2018 – Il digestato è un rifiuto: è bene ribadirlo.

Solitamente gli affaristi del biogas e del biometano affermano che il digestato è un ammendante e un fertilizzante.

E’ bene ricordare, invece, che, ai sensi del DM5046 del 2016, art. 24, il digestato cessa di essere un rifiuto e diventa un sottoprodotto solo a condizione che siano rispettati svariati vincoli sia sulla matrice d’ingresso sia sui trattamenti industriali applicati.

Quindi il digestato è per definizione un RIFIUTO (codice CER: 190600-03-04-05-06) e diventa sottoprodotto SOLO in casi particolari.

La ragione che spinge gli affaristi a veicolare l’equazione “digestato uguale fertilizzante/ammendante” è semplice: influenzare il cittadino attivando una reazione di fiducia.

Si sa, le parole positive condizionano positivamente le nostre menti mentre quelle negative fanno il contrario.

Sapere che il digestato è un rifiuto fa sì che l’attenzione ai vincoli imposti dalle norme sia alta mentre, in caso contrario, non si è affatto critici.

Inoltre, gli affaristi sono soliti riproporre l’equazione “digestato uguale concime chimico”.

A tal proposito è bene ricordare che questa folle equiparazione fu introdotta nel 2012 con la legge 134 ma, a seguito di un parere circostanziato della Commissione europea, richiesto dall’allora europarlamentare Andrea Zanoni, fu necessario eliminare gli articoli 32 e 33, come è possibile evincere leggendo il preambolo al DM5046.

Coloro che contestarono l’equiparazione del #digestato ai concimi chimici contestano oggi anche l’art. 24 del DM5046.

Le ragioni sono sempre le stesse: l’ammassamento di enormi quantitativi di biomassa crea effetti cumulo per i metalli pesanti e per l’azoto; si propagano inoltre spore e batteri, in particolare quelli anaerobici aggiunti per il processo di digestione.

Per difendere i suoli agricoli da ulteriori contaminazioni è bene opporsi alla realizzazione degli impianti a biogas e #biometano, che, tra l’altro, non sono una soluzione alternativa alle fonti fossili in quanto sprecano più energia di quella che si ricava.

Tali impianti si sostengono, infatti, solo grazie agli incentivi con l’assurdo paradosso che gli affaristi incassano i nostri soldi, mentre noi subiamo danni alla salute per le emissioni in atmosfera e per l’inquinamento dei suoli agricoli.

Parere medico sullo spandimento dei fanghi sui terreni agricoli mettendo come titolo Parere medico sullo…etc etc       Segui il link

https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=FPNHQCVSKYOZE6RC7BB72EBKXQ&q= Sentenza favorevole del Tar al ricorso presentato dai sindaci delle Province di Pavia e Lodi che hanno impugnato la delibera )regionale n 10/7076 dell’11/09/2018 per lo spandimento dei fanghi sui terreni agricoli che aveva innalzato i valori limite delle concentrazioni di idrocarburi e fenoli x utilizzo in agricoltura 

Sentenza favorevole del Tar al ricorso presentato dai sindaci delle Province di Pavia e Lodi che hanno impugnato la delibera )regionale n 10/7076 dell’11/09/2018 per lo spandimento dei fanghi sui terreni agricoli che aveva innalzato i valori limite delle concentrazioni di idrocarburi e fenoli x utilizzo in agricoltura          Segui il Link

https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=FPNHQCVSKYOZE6RC7BB72EBKXQ&q=

COMMUNITY……. Fanghi di depurazione da rifiuto a risorsa?

Segui i link   003-ZUCCATO Parte 1                003-ZUCCATO Parte 2   

 

Metano verde dai rifiuti: no unanime all’impianto

Folla per discutere il progetto. Il sindaco: nessun materiale da fuori. Molti i timori per l’ambiente e il prezzo dei terreni. E spunta l’ipotesi referendum
di Danilo Bizzaeei http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2017/12/31/news/metano-verde-dai-rifiuti-no-unanime-all-impianto-1.16298081

Impianto di biometano: la data da segnare è il 3 febbraio

Per quel giorno l’azienda dovrà rispondere alle richieste della Provincia

È partita la corsa al biometano. Ma il rischio è di attrarre rifiuti 

Cinque impianti in vista nel Mantovano, altri arriveranno. E già oggi non c’è scarto umido disponibile Tre sono concentrati nel Destra Secchia. La protesta: «Non vogliamo diventare una pattumiera

di Francesco Romani        http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2

Regione Lombardia: presidente commissione ambientale Pase:

“Gli impianti di Biogas non avranno incentivi pubblici”

Impianti biogas e biometano. Presidente Pase: “Un tema con risvolti economici e ambientali che merita serie riflessioni ” Nel corso della seduta di oggi in Consiglio Regionale è stata presentata dalle opposizioni una mozione sugli impianti a biogas e biometano distribuiti nel territorio regionale. “In considerazione dell’importanza degli argomenti trattati, ho chiesto e ottenuto che la discussione fosse spostata nella commissione ambiente di cui sono presidente”. Così è intervenuto in aula il presidente Riccardo Pase che spiega.  “Un tema delle fonti alternative di energia, merita riflessioni che devono essere attentamente valutate e chiederò sicuramente il contributo anche della commissione Agricoltura. Esistono realtà, infatti, come l’impianto di produzione di biometano di Masate, che evidenziano situazioni d’impatto ambientale sul territorio anche a fronte di un vantaggio economico derivante dalla produzione di energia alternativa.  E’ necessario aprire una discussione analizzando ogni criticità evitando il proliferare d’impianti che risultano fortemente impattanti”. E altresì necessario – conclude il presidente Pase – analizzare le diverse realtà e valutare degli interventi normativi che prendano in considerazione il tipo e la dimensione di ogni singolo impianto, evitando quelle situazioni che nascono con determinati propositi per poi trasformarsi in vere e proprie attività industriali, la cui esistenza dipende solo dalla presenza di incentivi finanziari. Essere economicamente autosufficienti, senza percepire incentivi pubblici. dovrà rappresentare una condizione atta a evitare che dopo lo stanziamento dei finanziamenti si creino situazioni di mero sfruttamento ambientale o addirittura di abbandono degli impianti stessi.

INCHIESTA Biogas, così la Lombardia è diventata la caldaia d’Italia    (segui il Link)

https://www.ilgiorno.it/cronaca/2013/08/29/941628-biogas-energia-lombardia.shtml